Il mito greco compreso con il metodo “il senso nella psiche”
Trattando il mito greco abbiamo osservato come esso sia stato legato all’immagine che ci dà la rappresentazione del mito stesso. Il lavoro fatto sul mito è stato di lettura e di elaborazione psicologica. L’immagine è quella funzione fondamentale della nostra psiche che può avere un risultato positivo quando ci permette di ampliare il nostro sentire oppure negativo quando diventa proiezione e/o prefigurazione. Ad esempio immaginare il futuro. L’immaginazione è la componente intermedia tra la sensibilità ed il pensiero e si collega al concreto. Così quando ci chiedono di rappresentare un’auto ce la dobbiamo immaginare. Mentre la fantasia è ciò che è scollegato dalla realtà. Ad esempio immagino l’auto che vola. La prefigurazione è ciò che viene prima della realtà. Ad esempio andiamo a chiedere un posto di lavoro e ci prefiguriamo che ci diranno di no. Chi si prefigura qualcosa prima che succeda rischia di prefigurarsela in modo sbagliato e comunque si contamina la mente.
La società contemporanea sviluppa l’intelletto ed il razionale, così si ha sempre una razionalizzazione delle nostre emozioni. Se vogliamo cambiare bisogna avere il coraggio di soffrire quando non siamo come vorremmo ed essere invece contenti quando siamo per come vogliamo. Creare se stessi è la capacità di esprimere chi siamo e comunicarlo. Per essere qualcosa dobbiamo avere la capacità di trasformare l’elemento grezzo che è l’emozione, in una forma comunicabile e passare dal naturale allo spirituale. Per trovare il senso occorre partire dalla sensazione che è la definizione di un momento del personale flusso di coscienza. La sensazione non è solo quella bella ma anche quella spiacevole. La possibilità di conoscenza può partire anche dallo spiacevole.
Attraverso l’esperienza che significa esperire ossia sperimentare, agiamo in un contesto e produciamo qualcosa che poi suscita dei segnali interiori che sono il vissuto. Il vissuto va significato. Il passaggio dal vissuto al significato è la “poésies” ossia la capacità di creare. Il senso si crea, mentre il vissuto è frutto della natura dell’uomo, la manifestazione di come l’uomo è. La poésies è trovare il significato della propria vita. L’azione sensata è il frutto del percorso: sentire, pensare, agire. Per vivere noi stessi occorre ritirare le tante proiezioni che si fanno attribuendo al fuori ciò che ci accade. Questo è il modo comune di pensare. Riconoscendo la proiezione si può sostituire il pensiero proiettivo con il pensiero consapevole e ritirando la proiezione si può creare se stessi. La vita non è nella ragione ma nella propria affettività, nei propri bisogni, nei propri desideri e nella propria storia ed esperienza. Il contrario dell’inconscio è la presa di coscienza e la spiritualità è la capacità di dare senso alla presa di coscienza. Lo spirito è il pensiero che può essere valido quando è agganciato alla coscienza. Allora possiamo parlare di pensiero consapevole.
Per individuare la realtà ci deve essere la separazione tra l’IO e il mondo; quando siamo la stessa cosa non ci può essere realtà. Affinché ci sia un IO e un TU occorre la separazione. La sensazione permette di conoscere la realtà. Per sviluppare la sensazione occorre un lavoro e un processo di allenamento. Non si tratta di un percorso razionale. Chi non ha la sensazione sviluppata vive con la ragione. La sensazione è l’elemento primario per arrivare al pensiero reale ovvero il segnale che ci permette di conoscere l’inconscio. Prima abbiamo la separazione tra mondo interno e mondo esterno, poi la sensazione. Il senso è il significato di ciò che sento. L’espressione: “Se io fossi” diventa una realtà immaginaria ed ipotetica. La sensazione consente all’uomo di sfuggire dalla idealità.
La capacità è l’essere causa del proprio progresso attraverso l’educazione al senso nella psiche. Non è la ragione che porta all’azione consapevole ma la sensazione che è personale ed interna e rappresenta la consapevolezza e la capacità di conoscere quello che si è in una certa situazione. Ci facciamo travolgere dalle emozioni perché non siamo educati a percepire la sensazione. L’eroe è colui che compie e realizza ciò che ha dentro e compie l’autorealizzazione. Questo è l’Eroe di oggi. Con l’intelligenza e/o con la ragione non si raggiunge mai la certezza. Quest’ultima la si conosce solo attraverso la sensibilità. L’intelligenza arriva sempre alla razionalizzazione e al dubbio. La percezione della sensazione è l’unica e la prima certezza che si ha. Per avere un orientamento, un progetto, la possibilità di dare una direzione alla propria vita e per avere il senso spirituale occorre “morire” e poi “rinascere”. Se vogliamo fare un progetto dobbiamo sviluppare la coscienza ossia la capacità di comprensione, la luce che annulla l’ombra. Quando ci rendiamo conto dell’ombra possiamo sviluppare la luce: l’atteggiamento più adeguato alla realtà. Questo è il senso del divenire.
Imparare a vivere significa avere il senso della vita e sviluppare lo Spirito. Per fare il viaggio nel nostro interno occorre la motivazione che è l’inizio di ogni azione. La meta è ciò che io voglio. Abitualmente si pensa alla meta (obiettivo) come un qualcosa che non nasce dalla motivazione ma da un qualcosa di esterno e non interiore. La motivazione richiede una ricerca ovvero sapere cosa si vuole. Per il viaggio oltre alla motivazione occorrono gli strumenti (e non c’è viaggio senza pericolo e senza imprevisto) e l’anima (quel quid che ti fa sentire ed essere presente). Quante volte ci siamo salvati da un pericolo perché abbiamo avuto paura: questa è l’anima. La motivazione quando viene spontanea ci dice ciò per cui siamo portati. Rappresenta il talento; una qualità preponderante di ognuno di noi; quella disposizione naturale che va conosciuta. L’obiettivo è il valore che si vuole conseguire. Nessuno può dire: “Voglio diventare”. Chi parte infatti dall’idea in genere fallisce. Colui che ama ciò che fa ha la motivazione ed è capace di attraversare il tunnel, poiché prima di sviluppare qualsiasi capacità ci vuole il lavoro nel tempo. Alcune persone non partono mai perché hanno l’idea e non la motivazione. Chi parte dall’idea ha paura di fallire mentre chi parte dalla motivazione può anche fallire, allora capirà che non è il suo talento e avrà un’altra motivazione e riproverà.
La curiosità è l’inizio della conoscenza e attraverso di essa realizziamo il benessere. Ovviamente ci si deve voler conoscere. L’andare a lavorare è un fatto legato alla necessità e non alla motivazione e se fai un lavoro che ti piace sei privilegiato. Il traguardo è percepire il desiderio e saperlo vivere. Questo è il senso della pazienza che non è solo il “sopportare” ma anche il sapere aspettare il tempo opportuno. Per cambiare ci vuole tempo. Aspettare il tempo è il raccoglimento che ci aiuta a capire. Aspettare che il desiderio si compia attraverso la maturazione o la trasformazione delle condizioni che lo rendono possibile. Nell’attesa la persona continua a vivere e quindi non si ha proiezioni né ci si immagina quello che sarà e non c’è neppure la pretesa quando c’è la consapevolezza del tempo che ci vuole. Anche il desiderio di comprendere ciò che ci succede non può essere immediato. Spesso si ha l’illusione che una volta capito con l’intelletto tutto cambi. Ma non è così. Se l’evento che deve accadere ci dà preoccupazione non si è più nell’attesa paziente ma nella proiezione. Riuscire a dilazionare la possibilità di soddisfare il desiderio è segno di maturità. Ciò che cambia la vita è la capacità di percepire chi si è come si è assumersene la responsabilità. Questo è ciò che fa cambiare e che si chiama amore. Fare i conti con la propria Ombra, ovvero con ciò che non ci piace, affinché diventi virtù è una qualità personale. Ad annullare l’amore è la diffidenza che è la mancanza di fiducia la quale può riferirsi a se stessi e/o all’altro. Amore significa aprirsi, accogliere il piacevole ma anche l’ombra: i nostri difetti. La percezione non è naturale, in natura c’è solo la disposizione a percepire, va educata affinché si arrivi alla Sensazione. In relazione all’altra persona, tre sono le virtù per stare insieme: la pazienza, la tolleranza, la carità. Senza queste si ha la pretesa, la prevaricazione ed il ricatto. La pazienza è quella qualità che ci serve per far sopravvivere la coppia in quanto l’altro non è mai perfetto e quindi non potrà mai non farci “soffrire”. La tolleranza è il riconoscere l’imperfezione dell’altro senza soffrire. La carità è la capacità di amare l’altro nella sua imperfezione. Con l’ideale si entra nella dimensione che tutto quello che non è perfetto è colpevole e nella auto-colpevolizzazione. Si è allo schizoidismo in quanto abbiamo separato il bene dal male. Mentre il bene e il male ci appartengono entrambi. Il problema nella relazione è che si mette in atto il fenomeno della “traslazione” cioè tutta la proiezione di emozioni e sentimenti che abbiamo vissuto durante l’infanzia e che inconsciamente si chiede all’altro di soddisfare.
Non ci può essere un intermediario ma una guida per il viaggio nel proprio inconscio che è un viaggio personale. La guida aiuta nella scoperta dell’inconscio e a costruire il percorso che dall’ombra passa alla luce: dall’inconscio alla coscienza. L’eroe psicologico è colui che conosce se stesso e per conoscersi deve fare il viaggio nell’inconscio che è ciò che non si conosce e che non finisce mai. La coscienza è una piccola parte della psiche che è dinamica e la possiamo conoscere attraverso l’esperienza, i sogni, la Sensazione. L’ombra va conosciuta ed elaborata affinché se ne possa fare luce; va integrata e l’integrazione comporta la ristrutturazione di tutto il sistema. Si pensi, ad esempio, al lutto che richiede una elaborazione nella quale si integra il nuovo al vecchio e non si aggiunge. La perdita riguarda un qualcosa che viene a mancare all’improvviso per causa non nostra e/o la perdita di una persona cara e/o della propria vita. Prepararsi vuol dire essere pronti ad accogliere la perdita che è una variazione dell’esistenza in quanto il nostro campo psicologico viene a cambiare. Ad esempio alla perdita dei genitori ci si prepara diventando autonomi e padroni della propria vita. In tal caso la perdita diventa qualcosa di naturale. La presa di coscienza avviene gradualmente altrimenti ci travolgerebbe. Oggi l’Eroe psicologico è colui che è capace di andare agli “inferi” e di integrare e realizzare se stesso, i propri interessi, bisogni e sviluppare il senso dello Spirito: la propria creatività. Per far ciò occorre un lavoro di individuazione: concepirsi come individui e definirsi in sé e per sé, per rapportarsi con il collettivo senza proiezione. Eroe psicologico non significa essere isolato ma essere “solo” in relazione. Per pensare, infatti, c’è bisogno dell’altro altrimenti si ha sempre ragione. Il pensiero personale da solo non basta per cogliere tutta la realtà, ed occorre la comunicazione del pensiero altrui per ampliare la nostra esperienza e definire meglio la propria realtà e quella dell’altro. L’amore è la motivazione interiore che spinge all’azione. La lettura del mito greco permette di trovare il senso personale dei bisogni e delle esigenze. Conoscere il mito permette di conoscere l’uomo e comprendere meglio se stessi.
Esplorare il nostro mondo interiore
Attraverso la sensazione si può esplorare il nostro mondo interiore. La sensazione non può essere vista ma solo percepita e, come l'esploratore si allena vedere e conoscere il nuovo, così noi dobbiamo allenarci alla percezione della sensazione che è una potenzialità...