Amare nella consapevolezza

27 Novembre 2024

Amare nella consapevolezza
Quello che ci ha interessato quest’anno è stato lo sviluppo del sentire ossia la capacità di entrare nell’interiorità e di modificare il proprio modo di essere per arrivare alla separazione IO – TU che ha come obiettivo lo stare bene con se stessi e in relazione con l’altro. Sviluppando la capacità di sentirsi, l’amore diventa un amare nella consapevolezza del sé dove la prima realtà è quello che si sente. Quando si giunge a compiere questo, si è diventati i protagonisti della propria vita. Il metodo del Senso-nella-Psiche dà al soggetto la possibilità di elaborare il vissuto e di coglierne il senso, il significato, e di manifestarlo con l’azione nella realtà del mondo. Il metodo è costituito dal percorso circolare che consiste in questo: vi è un fatto esistenziale a cui si partecipa, poi si percepisce la sensazione e si compie l’elaborazione-analitico-creativa e infine si ha la consapevolezza, il pensiero a cui segue l’azione. La sensazione costituisce il dato originario e singolare della persona. Tuttavia senza la base neurologica della vita non ci può essere coscienza anche se, il dato neurologico non è la coscienza. La base neurologica è la condizione che rende possibile la coscienza, la struttura che permette di cogliere il sentire dal quale si arriva al significato personale. La sensazione è una potenzialità e occorre un lavoro per svilupparla affinché essa si attualizzi. Il sentire non può essere né costruito, né può essere modificato ma va percepito ed educato per diventare uno strumento importante di stabilità psicofisica.
L’uomo in questo mondo cosa può fare? L’unica cosa che può fare è quella di apprendere il metodo, per conoscere la sua via interiore per vivere. Trovare la via personale alla vita parte dalla premessa che si è già qualche cosa, e si ha una ereditarietà, una storia, una cultura, l’introiezione etc. L’uomo ha la libertà di trovarsi la via. Il metodo non dice quello che si è ma dà la possibilità di essere consapevole di chi si è e di poterlo esprimere nella maniera migliore per come si vuole e a chi si vuole. Questo è il senso della Libertà! Per ascoltarsi e capire chi si è e sapere quello che si vuole dobbiamo separarci dall’altro e dal mondo. La sensazione è nel “IO-SENTO”. Dalla sensazione posso capire chi sono. Il soggetto si sente ma lo attribuisce al fuori da sé invece di attribuirlo alla propria soggettività. Occorre sviluppare la capacità di concepirsi sia nel piacevole che nel spiacevole e non attribuire il piacevole a se stessi e lo spiacevole all’altro oppure scartarlo. Questo processo permette di migliorare e di vivere quello che si sente e che fa uscire dalla simbiosi per arrivare a concepire ciò che io sento come mio e solo mio. Occorre riconoscere per primo quello che siamo e poi sviluppare le potenzialità che sono comunque limitate in quello che si è. In questo modo non c’è neppure l’invidia. Libero dall’invidia l’individuo vive meglio perché ha più tempo e più energie per sviluppare ciò che è. Quando si vuole essere contenti occorre esserlo in funzione della realtà e la realtà siamo noi. In quello che si è bisogna assumersi la responsabilità dello sviluppo perché si è una potenzialità e dobbiamo lavorare per sviluppare. Prima ancora del rapporto con l’altro, c’è il rapporto con il sé, IO-chi-sono. Il riconoscere quello che si è non può che passare attraverso la concezione dell’individualità. Mi devo concepire unico e solo con le potenzialità e le capacità di svilupparle. Necessaria è anche l’autonomia. Due persone, se vogliono stare insieme, devono starci per libera scelta e perché condividono lo stesso interesse. Nello stesso tempo ognuno ha il proprio sentimento e non c’è simbiosi. Nello stare in coppia i soggetti devono stabilire delle regole e vivere la coppia in modo consapevole. La comunicazione è fondamentale e deve sempre essere quella consapevole e personale. Anche questo è molto difficile da sviluppare. Spesse volte si è già coinvolti in quello che l’altro è per noi e si è già nella proiezione. La coppia può diventare una libera scelta e una prospettiva di crescita per entrambi. Amore e autonomia devono andare insieme altrimenti l’amore finisce: se non c’è l’autonomia l’altro diventa automaticamente un limite alla mia vita o io della sua. Anche il rispetto e la fedeltà sono principi rivolti all’altro ma sono personali e vengono messi nel rapporto affinché si possa stabilire una relazione autentica. A volte si pensa che se non sono riconosciuto/a o se non sono amato/a NON ESISTO. In realtà ognuno di noi deve assumersi la responsabilità dell’eventuale soffrire per la non corrispondenza dell’altro. È così che nel rapporto si può mettere entusiasmo e creatività in quanto non attribuisco all’altro né una capacità, né un limite al mio provare il sentimento. L’amore è qualcosa di spontaneo e di personale. Il problema è che non si sa definire e lo si generalizza e collettivizza. C’è l’incapacità a concepire l’amore come dato personale che richiede una maturità per essere vissuto. Quando ho paura di rimanere solo non amerò davvero, ma amerò in una dimensione di dipendenza.
Altro importante aspetto dell’amore è quello di uscire dal bisogno fisiologico e dare ad esso il dato affettivo senza tuttavia rimanere in un amore platonico e solo sentimentale. Dire che l’altro è a me sconosciuto non è facile perché si traduce il non-sapere come non-amore. Nella nostra società se non sei simbiotico sei emarginato e vige l’omologazione e l’uguaglianza. Per uscire dal condizionamento occorre usare la propria creatività. Questo è il difficile perché poi si rimane soli e spesso isolati e non è facile. Occorre sviluppare la creatività per sopravvivere perché altrimenti si va nella depressione. La necessità di comunicare pone poi il problema di trovare il mezzo adeguato affinché ci sia una comunicazione chiara. La comunicazione nasce dalla interiorità. Questo implica la necessità di un lavoro introspettivo e la ricerca di un metodo in quanto si può esprimere solo quello che si conosce di sé. Abitualmente si parla su quello che l’altro ci dà e non si ha la capacità di vedere quello che si sente. Non va dimenticato che restare completamente in una condizione di essere-solo può portarci a vivere il mondo in modo paranoide. Il mondo va capito in base alle nostre personali ed uniche sensazioni: l’altro serve per comprendere meglio la realtà in quanto possiamo avere degli errati giudizi sulle nostre impressioni e sulle nostre sensazioni. L’altro serve per la verifica. La sensazione permette di esplorare il mio mondo interno, non può essere vista ma solo percepita. E, come l’esploratore si allena a vedere e conoscere il nuovo, così noi dobbiamo allenarci alla percezione della sensazione che è una potenzialità che diventa atto quando noi la si percepisce. Per comprenderla occorre saperla percepire. Attraverso la sensazione si conosce l’inconscio che è la manifestazione di un qualcosa che non è razionale, né frutto di ragionamento ma è la manifestazione di quello che si è. Qualsiasi cosa si vada ad esplorare l’anticipazione è sempre effimera e non dà mai la certezza di niente. Il vero esploratore è colui che è aperto al mondo, si prepara al nuovo e poi riesce a dare senso al nuovo. La disponibilità alla comprensione è un qualcosa di fondamentale, un atteggiamento necessario verso la vita. Giudicare è restrittivo mentre la comprensione è una possibilità di ampliamento. La comprensione richiede la riflessione mentre il giudizio è solo l’attribuzione di un dato personale al mondo esterno; la rigidità che ci lascia nell’ignoranza e nella non comprensione. Attraverso il concetto di separazione IO – TU si arriva alla costruzione della propria identità. Essa porta all’ atteggiamento di ascolto, alla non prevaricazione, al riconoscimento della diversità e ad un migliore rapporto. In tal modo si vive meno ansia, meno paura e si arriva ad un comportamento che può funzionare in una relazione. La separazione IO – TU diventa la possibilità di conoscersi e di sviluppare il benessere personale per poi rivolgersi all’altro con la coscienza di sé.
Oggi la tecnologia cambia il modo di vivere sul piano della percezione e crea una disposizione all’esterno più che all’interiorità. La tecnologia è un elemento che cambia la temporalità. La nostra mente cambia meno velocemente rispetto alla realtà sociale esterna per cui ci troviamo sempre ad inseguire una società che cambia con una mente che è sempre più lenta. Acquisire, lavorare e integrare il cambiamento, richiede tempo. Cambiare abitudini è difficile da fare in quanto richiede una riorganizzazione a livello psichico. La tecnologia serve per l’informazione mentre per la formazione è penalizzante. Tuttavia se conosciamo i limiti della tecnologia riusciamo a gestirla, altrimenti entriamo in uno stato di confusione. L’ emozionalità, stimolata dal virtuale è una nuova problematica! La tecnologia determina un maggiore sviluppo dell’immaginazione e della proiezione. Possiamo arrivare a dire che quello che una persona sente non potrà mai essere tecnologizzato e le persone che si affidano alla tecnologia avranno la necessità di “Sentirsi” prima per poi ascoltarsi. Il mondo non si cambia ma lo si vive e nel vivere il mondo devo tenere conto prima della mia persona e poi mi devo adeguare ad esso, etc. Il problema è come vivere il mondo. Serve la capacità di sentirsi e di definirsi nel mondo affinché non si esca da se stessi per finire proiettati nel mondo esterno. Ecco l’importanza e la scoperta della personale sensibilità che cambia e perciò occorre renderla consapevole. Oggi ci troviamo in un mondo che va verso la direzione opposta! Invece di valorizzare la sensazione e la sensibilità interna all’uomo si valorizza il fuori e così anche i principi e la moralità cambiano. Con la Sensazione si può gestire le componenti emozionali e attraverso l’elaborazione del nostro sentire arrivare al senso. Ricordiamo che l’uomo è educato nella vita più alla tragedia che alla gioia e allo sviluppo. A noi è rimasta questa antica abitudine di cercare di evitare la tragedia per essere felici. Oggi possiamo entrare in un’altra dimensione e cercare di cogliere il bene, e il male e di viverli con serenità. Questo procedimento va prima appreso e poi sviluppato affinché diventi un modo di essere. Senza un IO definito e consapevole le persone saranno prigioniere di bisogni indotti dall’esterno. L’IO è il sistema della psiche, se non c’è un IO non c’è un pensiero. L’uomo fino ad oggi è sempre stato attento all’altro, al mondo esterno e ad evitare ciò che dall’esterno gli potesse venire come un’offesa e/o qualcosa di negativo. Con il metodo al Senso-nella-Psiche, l’uomo viene visto dall’interno. Non è più l’esterno che colpisce e di esso mi devo liberare ma è l’interno originario e originale del sé che devo sviluppare. Per far ciò occorre la consapevolezza di chi sono e di quello che ho introiettato involontariamente. La guida che occorre per il lavoro personale può aiutare a capire ma non può dire ciò che si è introiettato e ciò che bisogna espellere e può aiutare a sviluppare gli strumenti che ci portano a questo.
Questo è stato ed è l’obiettivo del nostro lavoro anche attraverso lo strumento dello psicodramma che abbiamo ristrutturato al fine di poter conoscere la personale dimensione interiore. Non è più una rielaborazione di ciò che prendiamo da fuori ma l’espressione di quello che si è e che nasce da se stessi. Il nostro fine è allenarci a cogliere la sensazione che cambia in base al momento, alla situazione e la persona con la quale si interagisce. Questo dà il senso della soggettività dove ognuno è se stesso. Vivere l’individualità è molto difficile perché quando sei solo lo sei nella buona e nella cattiva sorte. Questo è il percorso che si deve intraprendere; esso non ha mai fine perché, anche quando il lavoro finisce, la persona che acquista la capacità di cogliere ciò che sente sviluppa il sentire che è sempre originale e si rinnova. Questo lavoro ha l’obiettivo di riconoscersi per come si è giorno per giorno. Avere la capacità di ascoltare ciò che si sente dà anche la libertà dal giudizio altrui: ciò che l’altro vede non è ciò che io sono. La percezione di ciò che sento non è ancora ciò che sono per cui devo dargli un significato. Per far questo occorre un processo che avviene attraverso il ragionamento, il processo cognitivo ma non la ragione, la razionalità. Questo processo è lentissimo e non da tutti praticabile, perché comporta fatica e mette in relazione con la propria origine. Il gruppo aiuta attraverso quello che l’altro comunica ad accogliere qualcosa di sé. Nel gruppo possiamo avere la percezione oggettiva della verità e della differenza. Ogni differenza ha la sua dignità in sé.
Il discorso sulla omosessualità, ad esempio, acquista il valore di normalità quando è considerato un modo di Essere naturale dell’individuo, e diventa una caratteristica della persona. Il vero principio di realtà non è e non può essere solo l’entrata nella psiche della percezione di un mondo esterno ma l’avvenuta percezione della differenza e distinzione tra mondo interno e mondo esterno. I due mondi esistono entrambi ma sono diversi. Ciò che è difficile è rendersi conto che la persona è sola. Questa condizione viene vissuta in maniera negativa e problematica come se fosse un momento di difficoltà. In realtà essere-solo è la base per essere se stessi perché si è soli oggettivamente e l’essere-solo non è un fatto negativo e/o spiacevole ma è l’inizio della presenza, di ciò che piace, che nasce, e sviluppa e si realizza dal sé. Il cambiamento comporta uno stato di crisi che va visto in positivo. La crisi crea uno squilibrio nella persona e per ritornare all’equilibrio devi, pensare, lavorare e realizzare un qualcosa che è nuovo. Il nuovo spaventa perché mette in crisi il centro. Ma senza crisi non si può cambiare. Chi non va in crisi la rifiuta perché con la crisi si trova in uno stato di incertezza e di instabilità. Ma se si vuole cambiare, l’incertezza e l’instabilità sono doverose. Anche l’aspettativa di vita è un dato oggettivo che fa cambiare la prospettiva, la filosofia, la percezione della realtà e il modo di sentire e di vivere.
Nel nostro gruppo il conduttore parla perché ha un pensiero che viene dall’esperienza ma allo stesso tempo il gruppo diventa attivo perché partecipa ed esperisce. Non c’è un’idea che viene espressa e che deve essere ripetuta ma un’idea che immette ad un processo che poi viene elaborato attraverso la partecipazione di tutti. La capacità di riconoscere l’altro e la sua soggettività porta a trovare delle forme di coesione e coesistenza. Ciò che è più difficile è avere la possibilità di non farsi condizionare inconsciamente da tutto quello che ci circonda. Occorre rimanere nel proprio sentire. L’informazione infatti diventa infinita mentre la formazione sempre più difficile da trovare. Il problema è come prendere la decisione propria e seguirla. Oggi la libertà è avere la propria idea ed essere capaci di seguirla all’interno di un mondo che cambia. Il cambiamento non si può fermare! Sviluppare la propria idea in funzione del mondo richiede la separazione IO-mondo. Bisogna ascoltare e dare significato ai segnali che arrivano dall’interno di sé in modo da codificare quello che ci arriva dall’esterno. L’unica salvezza è nell’ascoltare ciò che si sente. Allora si è insieme con i nostri errori e con i nostri limiti e si vive la nostra vita altrimenti sarebbe una vita condizionata e regolamentata da altri, come è stato e ancora oggi è con la globalizzazione che ha portato il condizionamento globale.
Steve Jobs disse agli americani: “Seguite i Vostri Sogni”. Io dico: “Seguite le Vostre Sensazioni”.

Potrebbe interessarti anche…

Esplorare il nostro mondo interiore

Attraverso la sensazione si può esplorare il nostro mondo interiore. La sensazione non può essere vista ma solo percepita e, come l'esploratore si allena  vedere e conoscere il nuovo, così noi dobbiamo allenarci alla percezione della sensazione che è una potenzialità...

leggi tutto

La Sensazione Psichica

La Sensazione Psichica Veniamo ad approfondire il percorso sulla sensazione descritto nel libro di M. Liebl: “il Senso nella Psiche”. Il nostro obiettivo è quello di uscire dalla simbiosi, non considerata una patologia, ma come modo di vivere abituale dell’individuo....

leggi tutto