L’immagine alla base della psiche consapevole
Raccontare significa che è detto prima di tutti se stessi. La coscienza di sé significa che il quotidiano deve acquisire e avere un senso. Vivendo in una società razionalizzata la logica è sempre più presente nella vita di tutti ogni giorno. Il creativo nasce solo dal reale. Quando si vive il reale si perde molto meno tempo perché dal reale si può capire ciò che è possibile e ciò che non lo è. Si trova poi un’alternativa invece di vivere nel sogno di un qualcosa che accada. Il reale ci fa rendere conto delle possibilità e le possibilità quando andiamo ad applicarle solo poche si realizzano. Come si elaborano i sogni dai quali emerge il significato del nostro inconscio e che ci permettono di cogliere il senso di ciò che nel quotidiano si è, in qualche modo e per qualche ragione, rimosso?
Partiamo dall’esposizione di alcuni sogni fatti da una ragazza che vive una relazione di coppia.
Primo sogno: “Mi trovo nel bosco di notte, sola. Sono spaventata anche dalla presenza di animali intorno a me. Vedo una luce. Cammino verso la luce che al mio avanzare si fa sempre più lontana”.
Secondo sogno: “Sono al matrimonio di mia sorella. Io sono la testimone. Nel momento dello scambio delle fedi svengo”.
Terzo sogno: “Sono in auto con il mio ragazzo. Lui è alla guida e ad un tratto investe un cinghiale. Lei muore mentre il cinghiale nessun graffio”.
Quarto sogno: “Sto dando un esame universitario. La professoressa mi insulta dicendomi che la facoltà che faccio non è per me e che sono una contadina. Mi dà un voto basso. Lo accetto anche se mi ribello e la professoressa mi dice di stare calma altrimenti mi fa fuori”.
Quinto sogno: “Sono a letto e sto dormendo quando ad un tratto degli animali della savana, compreso un leone, vogliono mangiarmi”.
Sesto sogno: “Mia sorella era tornata dall’Argentina ed avevamo organizzato di andare a sciare il fine settimana. Partiamo e guida lei. Nel tragitto facciamo un frontale con un camion che aveva invaso la nostra corsia. Il camionista è morto noi siamo uscite illese”.
Settimo sogno: “Sono al mare, sento in lontananza un uomo che chiede aiuto. Mi butto in acqua e nuoto per molto tempo. Alla fine lo raggiungo e cerco di trascinarlo a riva. Sento a riva che sono stremata e non ricordo più nulla”.
Ottavo sogno: “E’ il compleanno del mio ex ragazzo. Gli ho fatto un regalo per fargli capire che è stato per me una persona molto importante. Ho preso un album ed ho attaccato le foto di noi e scritto in breve la nostra storia. Gli ho dato il regalo. Poi tornata a casa mi è arrivato un suo messaggio dove mi ringraziava del bel gesto e mi diceva che sentiva la mia mancanza. Mi sento la persona più felice del mondo”.
Nono sogno: “Mi sveglio una mattina e sento dolore sotto l’ascella. Ho un brufolo bianco che ho decido di schiacciare. Esce tanto pus… c’è un buco enorme tanto da intravedere i miei organi. Ho pensato fosse un fungo”.
Vediamo il processo di elaborazione del sogno con il metodo dell’Educazione al Senso nella Psiche.
Primo sogno: gli animali nella prospettiva metaforica li possiamo tradurre con le emozioni, i contenuti indipendenti dalla nostra volontà che ci dominano e condizionano. Nel sogno la luce attrae in quanto fa uscire dal buio, ma per arrivare alla luce occorre attivarsi. La luce sul piano simbolico è la coscienza. Il bosco è il luogo dove ci si può perdere, dove si è senza coscienza, senza consapevolezza, e non sai chi sei. Per stare in pace si deve stare nella luce che è la presa di coscienza. La luce che si allontana significa non capire le emozioni. Il sogno indica che la ragazza ha un’esistenza della quale non conosce nulla di se stessa. Ecco la paura. Il suo bisogno è raggiungere la luce, il senso della sua vita. Nel sogno è sola poiché per prendere coscienza si deve essere soli.
Secondo sogno: lo svenimento al matrimonio avvenuto al momento dello scambio delle fedi, quando maschile e femminile si incontrano ed entrano in comunione. Lo svenire indica che il maschile e femminile lei non riesce a vederli. Le componenti del maschile e femminile che dovrebbero integrarsi per funzionare bene sono per conto proprio. Manca l’integrazione senza la quale non si può capire la vita insieme.
Terzo sogno: ribadisce che l’emozione non individuata e non consapevole uccide.
Quarto sogno: questo sogno indica che c’è una totale assenza della coscienza anche se è capace di relazionarsi con il mondo. Tuttavia il suo modo di relazionarsi, in questo sogno, non risulta adeguato.
Quinto sogno: il leone che la vuole mangiare sta a significare che ha preso coscienza che le sue emozioni sono pericolose e vanno pertanto gestite.
Sesto sogno: il viaggio con la sorella, in senso simbolico, rappresenta l’unione con l’altra parte di sé rappresentata dal femminile: la sua anima. Il suo rapportarsi sviluppa la sensibilità che la salva dal pericolo. Infatti stavolta è lei che guida la macchina e per guidare ci vuole presenza.
Settimo sogno: lei salva l’uomo in mare. Il mare è considerato come l’inconscio dove non c’è definizione e dove puoi sprofondare. Qui lei si comincia faticosamente a riappropriarsi della sua parte maschile ovvero la parte che è la guida.
Ottavo sogno: il sogno del vecchio amore significa il recupero del maschile. Occorre fare attenzione che non sia una parte nostalgica ma che si tratti del maschile di oggi.
Nono sogno: percepisce il suo corpo in modo alterato. L’immagine ci dà il senso di una dissociazione sensoriale a livello somatico.
Chi sa leggere i sogni si fa la diagnosi da sé. Per essere adeguati alla realtà bisogna essere consapevoli delle proprie emozioni. Così si può fare un progetto. I sogni visti indicano che la via da seguire è quella di essere in rapporto con l’altra parte di sé: l’anima, la parte sensibile. La ragazza deve recuperare la parte “maschile” che è in pericolo. Ciò vuol dire che la parte logica e più realistica è deficitaria. Il corpo è il fondamento della psiche. Non ci può essere una psiche senza corpo. Nel caso in questione la ragazza dovrà recuperare la corporeità e sviluppare la coscienza psichica. Una corretta percezione corporea si ha solo con il movimento. I Neurofisiologi dicono che i sogni servono a metabolizzare tutto ciò che durante il giorno, senza che ce ne accorgiamo, si accumula nella psiche. Una specie di Elaborazione inconscia. Bisogna imparare ad ascoltare il proprio sentire. Questo è quello che manca e che ci cambia la vita. Quando crea difficoltà rispetto al mondo esterno ci dà il senso di autenticità rispetto alla vita. Non sempre si può fare quello che si sente. Così l’arte nel nostro lavoro di coscienza di sé diventa una modalità di sentire. Il valore dell’arte consiste nello sviluppare nella persona il buongusto che permette una condizione di benessere indispensabile nella vita. Non occorre andare troppo lontano, si può diventare artisti di se stessi ogni giorno. Il senso del crearsi la propria vita ogni giorno come artisti esistenziali permette di uscire dai canoni estetici. L’arte passa attraverso il sensibile e non attraverso il cognitivo, ed è la rappresentazione di una realtà interna. Per essere artista si deve imparare ad esistere in ciò che si è dentro e che poi deve emergere attraverso un processo creativo che dà forma a ciò che non ne ha. Il passaggio dal sentire interiore alla forma esterna avviene attraverso lo sviluppo della capacità elaborativa ossia essere in una condizione fluttuante dove ragione, sentimento e sensorialità si intrecciano e appaiono sotto una forma. Comunemente si è educati alla razionalità a trovare subito la soluzione al problema e non si ascolta quello che si sente, né ci si dà il tempo per dare forma a quello che ci succede. La ragione non è creativa ma rappresenta la possibilità di rendere comprensibile il processo creativo. La vera difficoltà di oggi è vivere la relazione. Avendo valorizzato la soggettività sono emerse tante diversità. Il problema è: come possono comunicare queste diversità? come convivono? come scambiano? Questa è l’inquietudine reale di oggi. Il bisogno di comunicare è un bisogno essenziale. Non si può vivere in cima alla montagna. Il mondo esterno esiste in quanto i nostri bisogni non li possiamo soddisfare da soli e molti bisogni si soddisfano solo nel rapporto.
Così per uscire dalla propria onnipotenza c’è bisogno della presenza dell’altro che ci dà il senso del limite. Quando si è soli si ha sempre ragione. Fare della propria vita un’arte significa seguire il proprio sentire. Questo sentire non può essere premeditato e bisogna imparare a rapportarci con ciò che non si conosce e con l’imprevisto. Ciò che si sente e che ci arriva all’improvviso non è detto che corrisponda a quello che si pensa. Ecco il disagio, il conflitto interiore che finisce per essere proiettato fuori con espressioni tipo: “perché lui/lei”? Tutto quello che si legge e studia diventa creativo se lo si rapporta al nostro sentire altrimenti diventa ripetitivo e generalizzante. Il valore della persona sta nel dare senso a quello che studia. Questa è l’arte! Quello che manca, come educazione di fondo, è la capacità introspettiva e percettiva di capire che per conoscere il mondo bisogna prima conoscere sé stessi. Per trovare la propria strada si deve essere originali, avere fiducia nell’ IO, vedere che la realtà e la responsabilità è solo mia e si è soli. L’IO è creatività che si rapporta anche con la difficoltà perché la strada non si trova facilmente, ma c’è l’incertezza, il dubbio, la possibilità di sbagliare. Ma questa è la vita e occorre viverla. Per molti essere-soli è visto come una cosa assurda perché si è dipendenti e simbiotici. Mentre essere soli è una condizione umana senza la quale si è schiavo. Quello che succede all’esterno non si può controllare. Si cerca di controllare il fuori per cercare di controllare le emozioni interiori che, non essendo a noi conosciute, fanno paura. Quando si è in rapporto con sé stessi e si è spontanei, non c’è bisogno di controllare niente e si vive momento per momento. Il controllo toglie la spontaneità che è la manifestazione per come si è. Siccome la creatività è spontanea il controllo annulla anche la creatività. Il controllo è legato al Super-IO poiché nel controllare qualcosa ci deve essere sempre il principio per cui si controlla. La spontaneità non ha un principio ma è corrispondenza tra ciò che sono e ciò che esprimo. Occorre non tentare di eliminare l’imprevisto, la realtà perché se la eliminiamo non possiamo neppure capirla. La coscienza dell’imprevisto è la coscienza di essere nella realtà. Il giusto atteggiamento verso l’imprevisto è l’atteggiamento creativo. Allora si dice: l’imprevisto esiste e mi è capitato. Poi mi chiedo come mai mi è capitato e cerco di dare un senso all’imprevisto. Dopo mi faccio un progetto. La prima operazione spontanea consiste nel dire a se stessi tutto quello che si vive e percepire tutto quello che si sente. Il rimosso infatti è qualcosa che avviene e non abbiamo coscienza ma che esiste e che è avvenuto. Il represso è invece qualcosa che avviene, ne abbiamo coscienza, e siccome è spiacevole allora lo reprimiamo mettendolo da parte. La rimozione è più o meno ampia in funzione del nostro livello di coscienza. Il lavoro sulla coscienza permette di individuare le nostre potenzialità in funzione di ciò che succede. La rimozione può anche essere qualcosa di attivo ma ci mette fuori dalla coscienza. Ad esempio: mi dispiace che mia moglie mi tradisca, non ci penso e rimuovo. Attraverso i sogni ci si accorge del nostro rimosso. Anche se non sempre il sogno ce lo riporta in modo completo e chiaro ma solo per quello che si può capire. Il rimosso non ci fa cogliere sempre il senso del reale e così avvengono le razionalizzazioni che ci portano fuori dalla realtà e le soluzioni dei problemi risultano inadeguate.
Quando parliamo di struttura non dobbiamo pensare a qualcosa di razionale e/o logico. La struttura è l’essere al centro di sé, il modo di essere per cui il funzionamento avviene in modo automatico e spontaneo. Il fatto è che nel formare la struttura serve un lavoro. Nel quotidiano anziché funzionare come si è soliti fare attraverso le proiezioni e i giudizi, si deve ascoltare la Sensazione e sviluppare il pensiero personale. Così anche il rapporto con l’altro ne esce migliorato. La difficoltà è che non si tratta di un fatto intellettuale ma sensibile che richiede l’educazione e l’allenamento affinché si sviluppino le funzioni psichiche. Si parla di formazione nel senso di dare forma al funzionamento del nostro cervello. Ogni struttura psichica è costituita da una struttura biologica ereditaria e da una struttura culturale in cui il soggetto vive e dalle esperienze fatte. Non basta dunque interpretare dove si sbaglia, ma si deve arrivare a comprendere il processo che ci ha portato all’errore e lavorare su quella parte che non va. Ad esempio pensare senza la proiezione è una cosa difficile da raggiungere. La proiezione ci fa rapportare con il mondo fatto a nostra immagine e somiglianza e l’altro non esiste. Ci rapportiamo come si pensa che l’altro sia. Non ci si rapporta per come si è noi. Un elemento che ci crea difficoltà è il senso di colpa. Quando sbagliamo in genere ci sentiamo automaticamente in colpa. La colpa ci blocca il processo di verifica così invece di considerare l’errore come opportunità per migliorare, lo consideriamo come colpa e negativo. Quando non si coglie il malessere dell’errore non si cambia. La resistenza verso il soffrire personale fa mettere in atto i meccanismi di difesa che sono quelli della giustificazione oppure si dà la colpa agli altri. Il nostro approccio parte dall’esperienza e non dalla teoria per cui il corretto percorso di pensiero è partire dal reale. Per reale intendiamo quello che è dentro di noi ed è in relazione con il mondo. Quello che succede nella relazione è lo stimolo, la causa che produce un qualcosa nel Sé Anche il pensiero, l’immaginazione e i ricordi, ci suscitano delle sensazioni. La Sensazione non è qualcosa di naturale ma di culturale che si sviluppa attraverso l’educazione. Mentre la sensazione fisiologica come ad esempio la vista, l’udito sono un qualcosa di automatico. La Sensazione interiore dà il riscontro della realtà interna, di ciò che succede. Alla sensazione può conseguire l’immagine. L’immaginazione è la rappresentazione di ciò che si sente. La sensazione può metaforicamente essere vista come un punto nero su un foglio bianco; la rappresentazione un quadro, un ampliamento rispetto alla sensazione. Con l’immagine possiamo fare le associazioni; l’ampliamento, l’amplificazione e l’associazione che acquistano un senso in funzione della sensazione. Tutto questo va portato poi a livello cognitivo per trovare il senso. Il significato del nostro vissuto è personale e una volta trovato lo dobbiamo tradurre in un’azione efficace affinché si concretizzi nella realtà esterna. Il sogno si aggancia a quello finora detto in quanto lo possiamo considerare come attività pura della nostra psiche non contaminato dalla realtà esterna né dalla nostra volontà. Quando si sa utilizzare le immagini del sogno, si trova una bussola per la nostra vita. Questo percorso ha il merito di far sì che la persona trovi se stessa per quello che è. Il metodo è la via che ognuno deve percorrere da solo. La soggettività fa paura all’uomo perché è di difficile gestione. Occorre sviluppare la funzione percettiva che richiede un allenamento poiché non avviene in modo automatico. Automatica può essere una cosa naturale, ma qualcosa che è frutto di apprendimento non può essere naturale. Ci sono delle funzioni che se non sono sviluppate in una determinata età c’è più ben poco da fare. Questo è un limite che fa uscire dalla onnipotenza. Maturità è per noi la capacità di avere coscienza di se stessi. Ciò non va considerato un fatto ideale e/o idealistico: è il modo di essere che non è la perfezione ma lo sviluppo di una capacità. La coscienza di sé si raggiunge quando si ha l’esatta percezione della realtà personale e della realtà esterna e si è in grado di stabilire una relazione consapevole. Il senso del reale parte dal sapere ciò si vuole il che significa essere limitato in quanto non si può volere tutto. La direzione della coscienza di sé si ha attraverso il percorso che è: la sensazione – il sentire – la coscienza – il pensiero – l’azione, e la verifica. Questo non ci dà la possibilità di capire tutto e la coscienza non va intesa come possibilità di essere felici sempre e comunque. La coscienza di sé è la possibilità di essere consapevoli di sé e di essere persone nel mondo che partono dal proprio sentire