Training Autogeno con utenti psichiatrici

19 Novembre 2024

TRAINING AUTOGENO (J.H. SCHULTZ)
METODO INSEGNATO AI SEGUENTI UTENTI DELLA COMUNITA’ PSICHIATRICA CHE NE HANNO ESPRESSO INTERESSE: SIMONE, SABRINA, HABIB, ANTONELLA.

IL MEDOTO PREVEDE SEI ESERCIZI E UNA FORMULA PRELIMINARE: “IO SONO CALMO E DISTESO” (formula preliminare). I sei esercizi sono: 1 la pesantezza; 2 il calore; 3 il cuore; 4 il respiro; 5 il ventre; 6 la fronte fresca.

Utente Simone: esegue bene gli esercizi e mostra interesse ad apprendere il metodo.
I suoi vissuti durante il training autogeno: riferisce rilassamento e riduzione dei pensieri disturbanti; senso di calma, piacevole calore interno in particolare modo al ventre. Riferisce immagini come di un viaggiare all’interno di Se: “come una telecamera” da lui tenuta nella mano che lo guida alla scoperta delle sue emozioni e sensazioni. Sviluppa nei successivi incontri un senso di benessere e piacere nel praticare il training autogeno: “come una fiamma” che arde e che gli dà una sensazione di calma e calore.

Commento personale: Simone, attraverso l’allenamento al training autogeno è riuscito ad esplorare la parte inconscia di Se e a prendere contatto con le sue emozioni uscendo dalla razionalità del quotidiano e a volte anche dai suoi pensieri ricorrenti.
Il training è avvenuto sempre alla presenza dell’operatore e ciò mostra una resistenza ad applicarsi da solo nel quotidiano. Utile è sviluppare la capacità di essere più autonomo nel gestire il metodo acquisito.

Utente Sabrina: riferisce un senso di vergogna emerso durante il training: le è venuta alla mente la frase: “penso a te”, riferita all’operatore. Insieme vediamo di dare significato alla vergogna. Il senso di vergogna che attraverso il training ha potuto cogliere altro non è che l’emergere in lei della dimensione affettiva, e che attraverso il “transfert” con l’operatore ha potuto rivivere e significare come una sua componente interna che le ha permesso di recuperare la sua parte sensibile. Successivamente mostra una certa resistenza al training dovuta ad una discussione che durante il training le è ritornata alla mente; discussione che ha avuto realmente con un soggetto della comunità il quale le ha attribuito la frase: “sei inadeguata”. Questa frase ha fatto emergere in Sabrina un senso di dispiacere e di “effettiva” inadeguatezza da lei percepita. Abbiamo così individuato il suo atteggiamento di considerare e valorizzare ciò che le viene detto dal mondo esterno piuttosto che il suo sentire autentico. Occorre sviluppare la capacità di percepirsi e prestare attenzione al nostro sentire senza lasciarsi contaminare dall’altro. Altro dato: attraverso l’allenamento al training i suoi tremori sono in breve tempo diminuiti.

Commento personale: Sabrina ha una sensibilità emergente che tuttavia non è “protetta” per cui le situazioni esistenziali vengono da lei vissute con molta ansia che somatizza nel tremore alla mani e in altri disturbi psicosomatici. Occorre che sviluppi la capacità di gestire (e non controllare) la sua emozionalità e darle un senso. Il training le ha permesso di prendere coscienza di questa realtà.
Il training è avvenuto sempre alla presenza dell’operatore e ciò mostra una resistenza ad applicarsi da solo nel quotidiano. Utile è sviluppare la capacità di essere più autonomo nel gestire il metodo acquisito.
Utente Habib: all’inizio mostra resistenza al metodo; negli esercizi successivi riesce a lasciarsi andare ascoltando le sue sensazioni corporee: rilassamento, braccia e gambe pesanti e vertigini (cd. scariche autogene), testa pesante. Dice: “come avessi un frigorifero in testa che mi schiaccia”. Il pensiero è tuttavia in quei momenti libero da contaminazioni esterne. Riferisce immagini: l’oscurità dalla quale appare una luce bianca che si accende e spegne. Percepisce il senso di fame.

Commento personale: Habib attraverso l’allenamento al training è riuscito a prendere maggiore consapevolezza della sua corporeità e del suo sentire: percepire il senso della fame è importante affinché si agisca in modo consapevole e non automatico. L’allenamento al training permette inoltre di sviluppare anche il senso della sazietà che ci evita di oltrepassare i limiti naturali e ascoltare i segnali chiari che il nostro corpo ci manda.
Il training è avvenuto sempre alla presenza dell’operatore e ciò mostra una resistenza ad applicarsi da solo nel quotidiano. Utile è sviluppare la capacità di essere più autonomo nel gestire il metodo acquisito.

Utente Antonella: ricorda velocemente le formule del training e riferisce le sensazioni emerse durante il training: rilassamento, leggerezza, calma e distensione. Emergono parole che lei ricorda tipo: maggiorazione, che associa al compimento di un anno in più e che le rimanda un senso di piacere individuato non tanto nel dato anagrafico quanto nella “crescita interiore”; maturità dovuta all’esperienza.
Commento personale: Antonella con l’allenamento al training è riuscita a cogliere il passaggio da una soggettività superficiale e impulsiva, ad una soggettività meno mediata e più conforme alla realtà. Questo le permette di sentirsi più tranquilla e di vivere il quotidiano non proiettata al futuro. Questo atteggiamento richiede un allenamento costante affinché diventi un modo di essere.
Il training è avvenuto sempre alla presenza dell’operatore e ciò mostra una resistenza ad applicarsi da solo nel quotidiano. Utile è sviluppare la capacità di essere più autonomo nel gestire il metodo acquisito.

Cupramontana
23/02/2023

Dott. Gabriele Campanella

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