L’aggressività è un comportamento diretto da un individuo contro un simile, un oggetto o verso sé con lo scopo di causare danno. Nella vita quotidiana l’aggressività è indirizzata con maggior probabilità verso le persone che ci stanno accanto: familiari, amici, colleghi o partner. Una fenomenica delle condotte aggressive tende a distinguere differenti tipologie:
1) aggressività attiva, nella quale l’individuo tenta di arrecare danno a un suo simile, mediante l’impiego della forza;
2) aggressività passiva, caratterizzata da atti di omissione (ad esempio il non prestare operazioni di aiuto verso chi si trova in uno stato di difficoltà);
3) aggressività diretta, nella quale si arreca danno con modalità mirata virgola in cui si utilizza il proprio corpo per arrecare sofferenza;
4) aggressività indiretta (ad esempio diffamare un soggetto per arrecargli danno);
5) aggressività autodiretta (in cui l’oggetto da aggredire diventa il se’);
6) aggressività eterodiretta verso oggetti o persone;
7) aggressività reattiva, provocata da un torto subito e alimentata dal sentimento di vendetta;
8) aggressività proattiva in cui la violenza, sia essa fisica o psicologica, viene programmata con una strategia studiata per nuocere all’altro.
Un fattore che amplifica le manifestazioni aggressive e sicuramente la suscettibilità neurofisiologica dell’individuo. Possiamo comprendere bene questo fenomeno in soggetti con tratti di personalità borderline o narcisistici; soggetti con disabilità intellettiva o con danni cerebrali; abusatori di sostanze o di alcol; alterazioni legate a stati psicopatologici.